Il tradimento segna, con dolorosa personale responsabilità, le vicende dei protagonisti del romanzo, che fanno rivivere nelle loro esistenze la storia del Friuli contemporaneo. Eppure non doveva andare così. A ondate ricorrenti la ribellione è montata sempre, per arenarsi poi davanti alla diga costruita dal potere. Non un’entità astratta, straniera e forestiera, ma uomini in carne ed ossa, classi dominanti e servi accondiscendenti. Nomi e cognomi che possiamo intravedere dietro le maschere del romanzo, cronache che possiamo rileggere nei quotidiani e non nella finzione, preveggente per altro, del libro. Sì qualcuno ha tradito, non solo. Ha perso la partita: «Ci hanno lasciato giocare per un po’ a Monopoli, anche barare, solo un pochino però, perché siamo friulani, ora il padrone del gioco se ne torna a casa, perché la mamma l’ha richiamato per la cena e si porta via tutto. Raccattate i soldi finti e mettete via le casette. Anche Parco della Vittoria non vale più nulla». La grande battaglia è alle porte.
Andrea Valcic
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