Francesco Tami è uno di quegli scrittori – qualcuno a questo punto potrebbe aspettarsi l’inevitabile aggettivo “friulano” … ma no, mettiamoci d’accordo, uno scrittore è uno che scrive bene, quale che sia la lingua che utilizza! – che ti lascia il desiderio di leggere sempre nuovo materiale in uscita dalla sua officina creativa.
Sarà perché i suoi racconti, che possono parlare di concerti di musica dark anni ottanta, come di alieni secondo la moda della fantascienza anni cinquanta, ma anche della “Sagra delle Pere” di Pavia di Udine, mostrano una rara capacità di portare in scena personaggi e storie, che saltano fuori da un immaginario assai complesso e immaginifico, ma allo stesso tempo coerente e legato alle esperienze vissute in prima persona dal narratore-protagonista sullo sfondo di un Friuli ormai semi-rurale. O semi-industriale e globalizzato – dipende dal punto di vista dal quale lo si vuole guardare.
A differenza delle altre pubblicazioni, maggiormente strutturate secondo un genere letterario ben definito – la raccolta di racconti La maree nere e il romanzo Sense – in Scûr di lune l’autore socchiude la porta del suo laboratorio e ci lascia rovistare anche tra prove ed esperimenti, versioni “beta” di storie che stanno prendendo forma, fiabe, sogni, versi.
In una visione ove il reale si trasforma in magia, Francesco è ancora capace di discernere ciò che gli altri non vedono più, le miriadi di storie potenziali in quello che guardiamo distrattamente ogni giorno. Ma l’autore al tempo stesso mantiene un distacco ironico, anche dalle sue passioni autentiche («Il punk. O vevi savût su Grand Hotel che al esisteve chel moviment…». «Il punk. Avevo appreso su Grand Hotel che esisteva quel movimento…»); la tensione per il misterioso a volte si sfalda di colpo nella luce diurna del Friuli ex-contadino, che sostituisce «il legno con la plastica».
Con una coscienza più profondamente ecologica, Francesco sa che la sua è una voce che non si arrende alla desertificazione, del mondo esterno e interno a noi:
“Tu mi âs dit che a jerin des pieris li de muraie merlade dal palaç. Dulà sono?”
No son plui. Di tancj agns. Lis àn gjavadis di cuant che dute la int e à finît di contâsi storiis.
Von Grimoaldo no si trasforme plui in lupo mannaro.
La int e je dute platade in cjase.
A son ducj rincoionîts devant de televisionate.
Puare int.
Stefania Nonino
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