dall’introduzione di Max Mauro:
Un giorno di diversi anni fa, nel pieno del clima mediatico antialbanese che aveva avvolto l’Italia intera e che sembra oggi fortunatamente stemperato, lessi la storia di vita di un emigrante friulano, finito in Canada a fare vari lavori prima di trovare la sua strada nel commercio di vini. Quest’uomo raccontava di essere emigrato dopo la seconda guerra mondiale per svolgere lavori agricoli – il contadino era l’unico mestiere che potesse dire di saper fare – ma non avendo grande passione per la terra presto passò al settore edile, trovando impiego presso una ditta di terrazzieri corregionali. Anche questo lavoro non si rivelò di suo gradimento e così si ritrovò a fare il cameriere tuttofare in un albergo. Qui fece amicizia con un collega, immigrato anch’egli, che gli propose di associarsi a lui per la vendita porta a porta di spazzole. Nel tempo libero i due giovani immigrati cominciarono allora a suonare i campanelli dei quartieri residenziali e a proporre spazzole e scope in un inglese più che stentato. Il collega con il quale il nostro emigrante si mise in affari era un immigrato albanese.
Premio “Raccontare l’emigrazione” 2006, Comune di Borgotaro (PR). Questa la motivazione della giuria presieduta dal prof. Mario Lavagetto. “Per il lavoro di Max Mauro, si tratta di racconti che intrecciano passato e presente. Nelle case contadine che la vecchia emigrazione friulana ha reso dignitose lavorando nell’Europa delle miniere e delle umiliazioni, vivono immigrati senegalesi, eritrei, albanesi, ex jugoslavi. Inseguono il “Sogno italiano”. Qualcuno ce la fa, altri sopravvivono. L’incontro tra i padroni ex emigranti e gli inquilini scappati da fame e paure, anima ricordi modulati nella realtà di chi sta tentando l’avventura di una vita con qualche speranza. Dialoghi essenziali, a volte commoventi che Max Mauro, figlio di emigrati, sfruttando la propria esperienza personale, ha saputo restituire con grande sensibilità, partecipazione e con una scrittura essenziale ed efficace ”
Hanno scritto del libro:
“L’attitudine di Max Mauro è, per fortuna, una attitudine, che credo rarissima, umanamente aperta e disponibile, ma che conserva sempre una distanza e una forza di intervento autonomi ed espliciti. Quindi anche se molto vicina all’interlocutore, sintonizzata sulla sua lunghezza d’onda, capace di ascoltare e registrare tutto, anche le pieghe e le contraddizioni meno visibili, magari di commuoversi, ma senza perdere di vista il contesto da cui l’interlocutore viene e quello (quelli) in cui ha provato ad inserirsi e magari ci è riuscito. Non ha paura di intromettersi e se lo fa, spesso, lo fa in modo esplicito, dichiarato, soprattutto utile, nel senso di illuminante. Anche per l’interlocutore”. (dalla postfazione di Leonardo Zanier)
“Fra empatia e rigore, tra dubbi e illuminazioni, l’autore si immerge con straordinaria capacità narrativa nelle storie tra ‘ferite non rimarginate, scoperte, incontri inaspettati’. Non un libro-verità, ma un libro-esperienza”. (Daniele Barbieri, Carta)
“La mia casa è dove sono felice è un libro che nasce senza una tesi da dimostrare, ma per rispondere a una domanda: c’è differenza fra emigrato e immigrato? Una vera inchiesta come se ne fanno poche”. (Chiara Righetti, Repubblica)
“(La mia casa è dove sono felice) E’ un libro molto intenso che credo possa insegnare a diverse discipline umanistiche per la sua capacità di intersecare saperi, provenienti da contesti disparati, e per la sua attenzione rispetto ai fatti storici che fanno da sfondo alle migrazioni di cui tratta”. (Devi Sacchetto, docente di sociologia del lavoro, Università di Padova)
“Il testo si articola in un’alternanza di quattordici racconti di storie della migrazione, di media e lunga durata, dal e in Friuli, regione che diventa non il punto di osservazione di un’analisi sull’emigrazione regionale, quanto piuttosto un simbolo esemplificativo del fenomeno complessivo della migrazione stessa, trattandosi della regione italiana maggiormente toccata dall’emigrazione, in passato, e, dall’immigrazione, attualmente”. (Rossella Rafele, Kumà/Università La Sapienza)
”Viaggio nel Friuli Venezia Giulia, viaggio attraverso il mondo. Max Mauro parte dalla sua terra per intrecciare i racconti degli immigrati che si sono stabiliti in Friuli dall’Africa, dall’Est Europa, dall’Albania, dall’ex Jugoslavia, con quelli degli anziani della regione, che nelle loro case serbano il ricordo di incredibili viaggi tra il cuore dell’Europa, gli Stati uniti e il Canada, quando dall’Italia si partiva a cercar fortuna”. (Cinzia Gubbini, Le Monde Diplomatique)
“Sebbene il testo non aspiri ad essere saggistico, è comunque ricco di riferimenti bibliografici ed approfondimenti che favoriscono il passaggio da un livello micro, individuale, ad uno macro, collettivo. Penso infatti che vi sia un giusto equilibrio tra le storie individuali e i fenomeni sociali più ampi entro cui esse si collocano”. (Silvia Camillotti, Diritto Cittadinanza Immigrazione)
“La mia casa è dove sono felice diventa allora indicazione di ricerca sociologica, percorso di riflessione critica, denuncia delle diffuse propensioni a rimuovere il nostro passato”. (Antonella Sbuelz, Messaggero Veneto)
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.