«Aprire quel quaderno di Simona Di Bert è incontrare, encore, la sua scrittura, la grafia piccola di inchiostro grosso che dispiega limpidi profili e aperti orizzonti, visioni cosmiche e voci finissime di invisibili vite. La sua parola dice la vastità percettiva del mondo, natura creata dal linguaggio, corpo come organo totale di ricezione sensibile. Dice il teso e illimitato godere dei sensi, un godimento impensabile che si fa vibrazione universale e sororità di viventi. La sua poesia traspone l’esperienza dell’illimitato nelle composizioni della lingua, sublima nei segni l’empito delle pulsioni e degli affetti facendone pubblica parola del vivere. Ancora allo stato di bozze le sue poesie disegnano la trama e l’ordito di tessitura della sua vita, a noi che leggiamo mostrano la natura, la sorte, la ricerca, l’elaborazione di pensiero e gli effetti di sapere…»
(dalla Prefazione di Irma Fratini)
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